Quattro passi a Pavia


Un pomeriggio di primavera inoltrata ed una manciata abbondante di minuti da spendere prima di un appuntamento. Prendo un caffè e continuo a camminare per il Centro di Pavia. Vago senza una meta precisa; ad un certo punto svolto da Corso Strada Nuova in Via Cardano e mi rendo contro che non ho mai vissuto né scoperto il Centro Storico come avrei voluto, e non parlo delle solite vie della passeggiata, dello “struscio”. Mi rendo conto che quella trama di vie racchiudono una città diversa, un tesoro spesso dimenticato, spazi senza confini tra il silenzio di case antiche e l’immobilità di portoni riservati, percorsi da pietre che riecheggiano sotto i passi. Mi ritornano in mente quelle domeniche mattine che trascorrevo pedalando in bicicletta per queste vie. Ricordo che in Via dei Liguri sentivo canti ortodossi provenire da un luogo non precisato. Mi fermavo ad ascoltare. Quanto tempo è passato da allora?

Photo: Paolo M. Micheli

Mi volto a guardare quel frammento di Corso Strada Nuova che rimane; come attraverso la lente di un cannocchiale, vedo un mondo lontano senza rumori. Ho già lasciato alle spalle il Palazzo dei Crociferi e lungo la via trovo pochi negozi, tutti così riservati e discreti, come quei libri antichi mostrati in vetrina quando arrivi ad un largo o piccola pizzetta, a metà via. Proseguo lentamente, come se dovessi godere di ogni singolo passo su queste pietre che vengono dal Fiume, che raccontano la storia quotidiana di una Pavia millenaria. Poche persone passano per queste vie, qualcuno esce da un portone. Mi sento quasi uno straniero perchè ho la percezione di camminare in una un luogo con un fascino particolare, un preciso carattere, un’atmosfera diversa da quella che respiri già a poche centinaia di metri di distanza. Incomincio a pensare a quanti tipi di Pavesi esistono: un campanilismo sotto un unico campanile. Trovo incroci e scorci che sembrano dipinti su una tela impalpabile, come in Vicolo di Rovelecca, dove m’immagino per chissà quale ragione, di essere in un luogo completamente diverso. Sarà la magia del silenzio o di queste case curate, con i vicoli fioriti… Mi rendo conto che sto andando verso la Basilica di S. Teodoro. Amo quel percorso che attraverso Via Cardinale Maffi, rivela improvvisamente la sua cupola romanica.

Photo: Paolo M. Micheli

Il silenzio dentro la chiesa e la luce del sole che filtra all’interno, ho la sensazione di trovarmi in trompe-l’oeil dove rivivo scene di molti secoli fa… qui dentro come la fuori, quando passi davanti all’Ex Monastero di S. Maiolo, ad esempio. Fuori, trovo antichi palazzi dell’800 che testimoniano altre storie passate vissute in città.

E’ giunto il tempo di andare al mio appuntamento, ripercorrendo la Via Cardano verso Corso Strada Nuova. Incrocio due coppie di turisti stranieri intenti a fotografare. La classica guida turistica in mano per quella coppia tedesca, lo smartphone per quella con gli inconfondibili caratteri somatici dell’estremo oriente, per descrivere didascalicamente ciò solo l’emozione di vivere questo luogo può dare. Si aggirano forse cercando qualche indicazione, forse si stupiscono nel trovare deserta questa porzione del Centro Storico.

Sono bastati pochi passi, una manciata di minuti per scoprire un spazio pieno di ricchezze forse poco appariscenti, nonostante ciò, dense e cariche di storia. A casa riprendo in mano il libro “Pavia a spasso nella città della scienza” di Carlo Alberto Redi e Manuela Monti, dove trovo una citazione che ben descrive questo pomeriggio:

“E la conclusione di tutte le nostre ricerche sarà di arrivare dove eravamo partiti e di conoscere il posto per la prima volta…” (Thomas S. Eliot, I quattro quartetti, Little Gidding)

Paolo M. Micheli @Paolo_Micheli

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. salbare ha detto:

    Bellissimo.

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    1. thenoisefrompavia ha detto:

      Ti ringrazio. Paolo

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