La Versa 2.0: si riparte dai viticoltori?


Ho letto il comunicato stampa di Terre d’Oltrepo (che riportiamo di seguito, così come ricevuto) sull’incontro avvenuto il 3 aprile a Santa Maria della Versa tra i vertici della nuova Società “La Versa” Spa ed i Soci della della recedente gestione fallita della Cantina Sociale, patrocinato dal Curatore fallimentare Dott. Luigi Spagnolo.

— COMUNICATO STAMPA —

La Versa 2.0: si riparte dai viticoltori

Dopo l’acquisizione dello scorso febbraio e i primi step per impostare il riavvio dello stabilimento, i vertici della società Valle della Versa hanno voluto incontrare le aziende conferenti per riaprire alle esigenze dei viticoltori.

Santa Maria della Versa, 3 aprile 2017 – rispondendo all’invito di Luigi Spagnolo, gli ex soci della Cantina si sono presentati alla serata di incontro con il nuovo vertice La Versa. Presenti per quest’ultima il nuovo presidente Andrea Giorgi e i Consiglieri Enrico Zanoni (in rappresentanza anche del socio Cavit), Dante Pattini e Marco Andrea Faravelli. “La Versa è un’azienda che ha bisogno di ripartire dalla sua base – afferma Andrea Giorgi – una forza che non si è mai spenta e che ha voglia di tornare ad essere orgogliosa del proprio lavoro”.  Il nuovo direttivo La Versa è subito entrato nel vivo parlando dei progetti di rilancio per la storica casa vinicola “La Versa tornerà ad essere il centro di un grande polo spumantistico – continua Giorgi – qui concentreremo le produzioni di qualità e tornando a produrre l’eccellenza del nostro metodo classico e infine apriremo un nuovo grande wine point del marchio per far tornare Santa Maria ad essere la nostra prima vetrina”. I rappresentanti della nuova La Versa hanno voluto parlare anche degli aspetti che più stanno a cuore alle aziende degli ex soci, quello economico sull’adesione al nuovo asse La Versa-Terre d’Oltrepò e quello del riavvio della produzione. Il CDA di Valle della Versa ha confermato l’intenzione di ripartire già con la prossima vendemmia ed ha illustrato ai presenti una proposta di adesione che tiene conto in primis delle traversie economiche subite in passato con la vecchia Cantina. Le quote di adesione saranno spalmate in 12 anni e l’inizio del versamento delle quote annuali sarà fatto slittare addirittura all’anno prossimo, dando così alle aziende una vera e propria boccata d’ossigeno con i cenferimenti della vendemmia 2017.

Ufficio Stampa e Comunicazione press@terredoltrepo.it


Devo dire che mi suscita molti interrogativi che desidero condividere con voi.
Perché il curatore fallimentare ha coinvolto la nuova proprietà (che se non erro è una Società partecipata al 70% da Terre d’Oltrepo e, per il restante 30%, da Cavit) in questo incontro? Immagino non sia per procurare a “La Versa” nuovi conferitori; mi risulta arduo immaginare che la prima cantina oltrepadana (Terre d’Oltrepo) faccia fatica a trovare la materia prima, oltre al fatto che il Dottor Spagnolo è un commercialista e non un promotore commerciale.
Penso che l’incontro abbia avuto altre premesse.
I soci della cantina fallita sono anche, insieme alle banche, i principali creditori del fallimento; se non erro, con i proventi della vendita a TerreOltrepo-Cavit e la conseguente liquidazione del magazzino, dovrebbero aver recuperato al massimo il 30% del passivo fallimentare (manca ancora la vendita di Montescano ma temo che non sia andrà oltre il 35-40 % del valore dello stesso).
Quindi per la valle Versa vi sono aziende che per ogni 100€ di credito, se andrà tutto bene ne riporteranno a casa 25€, ricordando che i dipendenti sono creditori prioritari e vi saranno sicuramente altri soggetti con garanzie reali.
Pertanto, immagino che il Dottor Spagnolo abbia favorito il primo abboccamento tra i conferitori storici della cantina che si sentono “invasi” dalle potenze “occupanti”; ricordando a questi ultimi che sicuramente non hanno doveri giuridici a raccogliere tutti i debiti della passata gestione ma una sorta di obbligo morale nei confronti dei creditori/conferitori/ex soci (che producono anche una materia prima di indiscussa qualità e che qualche volta, in passato, si sono pure ricordati di destinare a “La Versa”).
Terre d’Oltrepo e Cavit come rispondono? Terre d’Oltrepo offre:
  1. Puntare su La Versa per sviluppare un polo di qualità dello spumante;
  2. Localizzarlo (forse) proprio a Santa Maria;
  3. Non aprire la società “La Versa” ai conferitori della vallata e/o agli ex soci;
  4. Inglobare i conferitori di Santa Maria direttamente in Terre d’oltrePo, dilazionando i versamenti delle quote associative.
Potevano fare di più?
Probabilmente hanno fatto anche troppo. Se fossi un socio di Terre che ha versato puntualmente sia la quota nonché i vari aumenti di capitale chiesti negli ultimi anni non sprizzerei gioia da tutti i pori per questi “privilegi”.
Claudio Nonna @ClaudioNonna